2011/12/03

Aggiornamenti tecnici / 2

Abbiamo finalmente aggiornato Picasa e aggiunto un paio di video al nostro canale YouTube. Come avrete già notato, in alto a destra ci sono due pulsanti che vi portano direttamente alle rispettive pagine.

In particolare, le nuove foto contengono alcuni elementi interessanti che per un motivo o per l'altro non abbiamo mai descritto qui sul blog, quindi vi consigliamo di dare un'occhiata!

Ad esempio:

Il pratico distributore di batterie.

Da Fuki village, Koyacho, Wakayama

La biblioteca del whisky.

Da Suntory Yamazaki Distillery, Osaka Prefecture

Jigen.

Da Comiket, Tokyo Big Sight

Soggetto non identificato.

Da Comiket, Tokyo Big Sight

E tanto altro ^^

equadro

2011/11/11

Purikura

Una delle cose che avevo omesso dal post precedente è che durante il Minami Wheel non abbiamo solo visto e ascoltato un sacco di gruppi interessanti: abbiamo anche imparato una nuova parola in giapponese: プリクラ (purikura).

"Purikura" è una delle tante contrazioni tra due parole (o abbreviazioni di parole singole) che rendono questa lingua più elastica di quanto ci si potrebbe aspettare quando si inizia a studiarla. I giapponesi, infatti, amano contrarre le parole in modo che ne risulti una più breve, più efficiente e, a volte, più kawaii (carina) delle parole originarie. Uno dei primi esempi che abbiamo incontrato quando siamo arrivati in Giappone è "Kankū", che abbrevia "Kansai Kokusai Kūkō" (Kansai International Airport). Altri esempi includono:

"konbini", che sta per "konbiniensu sutoa" (convenience store);
"rimokon", per "rimōto kontorōrā" (remote control, il telecomando);
"eakon", per "ea kondishonaa" (air conditioner) e così via.

Ci sono anche esempi famosi a livello globale, come per esempio:

"pokemon", che abbrevia "poketto monsutā" (Pocket Monsters);
"anime", per "animēshon" (animation).

Altri esempi, in un certo senso sempre globali, ma meno famosi ;)

"Burapi", "Buraddo Pitto" (Brad Pitt);
"Jimihen", "Jimi Hendorikkusu" (Jimi Hendrix).

Ne trovate una lista qui.

Ma sto divagando... dicevamo, con "purikura" ci si riferisce a dei macchinari simili alle nostre cabine per fototessera, ma pensati per produrre foto kawaii e personalizzabili con scritte, simbolini, eccetera (da "purinto kurabu" - Print Club). La componente kawaii è data dal fatto che queste macchine, essendo pensate primariamente per le ragazze delle scuole medie/superiori (/università/...), modificano automaticamente la dimensione degli occhi, rendendoli più grandi e tondi, e il colore della pelle, rendendola più chiara e immacolata. Una volta scattata una serie di fotografie, le si personalizza mediante dei computer touchscreen installati sulle cabine stesse, aggiungendo scritte colorate ed effetti vari. Le foto poi possono essere sia inviate al proprio cellulare, per esempio da usare come sfondo, sia stampate. Le stampe possono essere anche fatte su carta adesiva, in dimensioni minuscole (~1 cm), in modo da poterle incollare sui cellulari stessi. Ecco alcuni esempi scelti da Google. Se non ho capito male, per estensione si chiamano "purikura" anche le foto stesse.

Ebbene, cosa c'entrano le purikura con il Minami Wheel? E' presto detto: durante l'evento ci è capitato di incontrare per strada due membri di una delle nostre band preferite, le うさぎさんの片耳ちょんぎったろか. Dato che stavamo andando a vedere lo stesso gruppo, abbiamo deciso di fare la strada assieme e, durante il tragitto, ci hanno chiesto se volessimo andare con loro a scattare delle purikura. Dopo aver capito cosa significasse la strana parola, ovviamente abbiamo accettato!

Ecco l'aggiunta delle scritte...


... e il taglio delle mini-foto.


E il risultato? Beh, alle nostre amiche è piaciuto tanto che l'hanno pubblicato sul loro sito :)
Dalla loro homepage, se cliccate su "days" -> "20111024" -> "phot" potrete ammirare le nostre prime purikura in tutto il loro splendore (si, ero completamente spaesato... diciamo che mi sentivo un po' fuori luogo. Ma è stato divertente!).

A dire la verità ne manca una... forse perché c'era scritto il nome del gruppo che stavamo per andare a vedere, e per qualche motivo a me oscuro hanno preferito non metterla. Comunque la si intravede su uno dei due schermi qui sopra :)

Ege

2011/10/23

Tre giorni nel cuore di Osaka

Lo scorso week-end abbiamo partecipato all'evento musicale più interessante e divertente che ci sia mai capitato da quando viviamo in Giappone: il Minami Wheel 2011. In pratica si tratta di un evento che ha visto coinvolte più di 300 band, per la maggior parte indipendenti, che hanno suonato in 21 live house distribuite nel "cuore pulsante" della musica underground di Osaka: Shinsaibashi e l'area circostante.

Il King Cobra, una delle tante live house di Amerikamura, nel cuore di Shinsaibashi

Le 21 live house che hanno partecipato al Minami Wheel 2011

L'evento è stato organizzato da FM802, una delle radio più famose del Kansai, e sponsorizzato dalla Panasonic Beauty. La sponsorizzazione massiccia da parte del colosso giapponese era evidente dalla qualità del materiale promozionale, dai libretti con il programma delle giornate, dai badge per identificare il tipo di biglietto che avevi comprato, dal sito web e dall'App per smartphone... senza contare il broadcast mediante USTREAM, gli annunci pre-registrati trasmessi in ogni live house per annunciare quali gruppi stavano per suonare nelle altre, le convenzioni con innumerevoli negozi, ristoranti e caffé nella zona... insomma un'organizzazione impressionante che deve aver richiesto investimenti impressionanti!

Il pass di Emi

I primi concerti sono iniziati la sera di venerdì 14, a partire dalle 18:30 fino alle 22:00 circa; sabato 15 è stato il giorno più "ricco", iniziando alle 14:00 e finendo sempre verso le 22:00; domenica 16 hanno iniziato alle 14:00 e hanno finito verso le 21:00, per venire incontro ai lavoratori che lunedì avrebbero dovuto alzarsi presto. Per i più convinti e fisicamente "allenati" (noi ormai siamo troppo vecchi...) c'era anche la "Midnight Edition" che iniziava verso le 22:00 per concludersi dopo l'alba, verso le 6:00!!

Ovviamente le band suonavano in contemporanea nelle 21 live house, quindi era necessario selezionare le più promettenti ed organizzarsi il tempo tra spostamenti e pause per mangiare qualcosa. E' stato comunque molto piacevole e divertente girare a piedi tra una live house e l'altra, con il badge al collo per ingressi e sconti vari, tra la popolazione alternativa di Osaka! Ora della fine abbiamo assistito alle performance di 12 band. Di seguito una breve descrizione di quelle che ci hanno colpito di più, in ordine cronologico.

Venerdì sera abbiamo iniziato l'esperienza Minami Wheel con un concerto delle nostre amiche うさぎさんの片耳ちょんぎったろか, grazie alle quali abbiamo scoperto l'esistenza dell'evento stesso. Non mi soffermo a parlare di loro, in quanto ne abbiamo già parlato qui. A fine serata, invece, abbiamo assistito alla performance spettacolare di uno degli artisti più eclettici, carismatici ed interessanti che ci sia capitato di vedere in Giappone: MIYAVI. Questo ragazzo trentenne, originario di Osaka ma attualmente residente a Tokyo, suona la chitarra con uno stile tutto suo: raramente col plettro, spesso "slappando" con le dita come se stesse suonando un basso, riesce a coprire un vastissimo spettro di generi musicali che vanno dal blues al noise più estremo. Con solo un batterista (bravo) come supporto, e decine di effetti e campionatori per mandare in loop alcuni pezzi di chitarra e costruirsi così una base, MIYAVI offre non solo uno spettacolo "musicale", ma anche intrattenimento "visuale" mediante gestualità ed espressività del volto che riescono a calamitare l'attenzione del pubblico.


I video su YouTube rendono giustizia solo parzialmente all'impatto live di MIYAVI... dato che suona spesso fuori dal Giappone, ed ha anche già suonato in Italia (due volte), consiglio fortemente di andare a vederlo se ne avete la possibilità! Ah, anche la sua pagina su Wikipedia merita una lettura.

Il secondo gruppo che ci ha colpiti molto positivamente ha suonato sabato pomeriggio in una delle live house più underground (nel vero senso della parola, dato che sono quasi tutte sottoterra) di Osaka, il Sunhall: uno spazio molto grande per essere una live house, due piani sotto il livello stradale! Il gruppo si chiama WHITE ASH, e a quanto pare sta spopolando in Giappone.


Il genere è piuttosto "heavy", e si contrappone nettamente all'immagine del cantante, che i fan hanno soprannominato "Nobita" per la sua somiglianza con il personaggio di Doraemon (infatti nel video qui sopra ogni tanto compare con la maglietta gialla e il colletto bianco) :)

Nobita

L'elemento di pregio di questo gruppo è proprio il cantante, che, a dispetto dell'apparenza dimessa (in Italia sarebbe subito additato come "sfigato" di prima categoria), sfodera una voce ed un carisma stupefacenti! Un aneddoto dal concerto: un fan ha urlato al cantante "SPOSAMI!" e lui, senza scomporsi e anzi dimostrando una buona prontezza di spirito ha risposto: "Mi spiace, sono già fidanzato con Shizuka-chan." (in Doraemon, Shizuka-chan è la ragazzina di cui Nobita è innamorato) :)

La sera di sabato ci ha visti partecipare al concerto che attendevamo di più: gli アーバンギャルド (urbangarde). Nonostante li avessimo conosciuti solo un paio di settimane prima del Minami Wheel (grazie Bisso!!!), ci hanno presi parecchio e non vedevamo l'ora di vederli dal vivo. Anche la loro performance è stata spettacolare e, anche se non hanno potuto esibirsi in alcune scene che avrebbero richiesto di avere il palco a disposizione solo per loro, ci hanno fatto volare il tempo (fin troppo! E' finito subito!!) e ci hanno lasciati con la voglia di rivederli presto ad Osaka con un concerto tutto loro.


L'unica foto che sono riuscito a fare di nascosto (era vietato) ;)

Alla fine del concerto, mentre stavano lasciando il palco, il cantante ha scattato una foto al pubblico col suo cellulare e l'ha postata sul loro canale ufficiale di Twitter: se guardate bene, potete vederci nella folla :)

Chiudo questo post con i (M)otocompo, uno dei gruppi che abbiamo visto domenica. Anche loro di Tokyo, hanno appena rivoluzionato la composizione della band (prima erano solo un ragazzo ed una ragazza, come si vede ancora sul loro sito). Nonostante questo, sono riusciti a mettere in piedi un concerto divertente e coinvolgente!


Ci sarebbero stati anche altri gruppi interessanti, ma magari ce li teniamo per un altro post!

Ege

2011/09/29

Random post #02: s'ha da fare o non s'ha da fare?

Questo mese sono andata a trovare un'amica che non vedevo da prima del trasloco, e ho scoperto una cosa interessante.
Questa amica abita in un condominio e il giorno che sono andata da lei c'erano degli operai che stavano montando un ponteggio per fare dei lavori sulle facciate. All'ingresso del condominio c'era questo cartello


A cosa serve, chiederete voi. Semplice, dice in che appartamenti si può stendere il bucato sul balcone e in quali no. La mia amica abita al 504, quindi quel giorno ha potuto stendere sul balcone. L'appartamento sopra il suo, il 604 invece, non ha potuto. Ogni giorno il cartellone viene aggiornato, e addirittura le indicazioni per il giorno dopo vengono esposte la sera del giorno prima, in modo che chi torna a casa dal lavoro la sera sa già cosa potrà fare la mattina seguente. Come si vede nella legenda in alto a sinistra sulla foto, le magliette verdi sono le indicazioni per il giorno corrente, mentre quelle arancio sono per il giorno seguente. Quindi, la sera di quel giorno qualcuno si sarà preso la briga di sostituire tutte le magliette verdi con quelle arancio, e la mattina dopo le avrà sostituite di nuovo con quelle verdi, e così via. E infatti vicino al cartellone c'era un contenitore con tante tesserine in ogni combinazione possibile: oggi/va bene, oggi/non va bene, oggi/forse, domani/va bene, domani/non va bene, domani/forse.


I giapponesi hanno un modo tutto loro (ovviamente) di indicare "va bene" e "non va bene". Il "va bene" si indica con un cerchio (maru まる), il "non va bene" con una X (batsu ばつ), e addirittura usano un triangolo per indicare quello che non è ancora deciso o poco chiaro. Questi simboli vengono usati dappertutto, dalla scuola per la correzione dei compiti, al lavoro, nel programmare un meeting, sui cartelloni pubblicitari, ecc. Noi occidentali usiamo i simboli un pò come ci pare, mentre per i giapponesi non è concepibile che ci siano dubbi su cosa voglia dire un determinato simbolo, quindi tutti li usano allo stesso modo.
Ricordo che quando studiavamo giapponese in Italia con Mimi-sensei, mi faceva sempre una strana impressione vedere i cerchi rossi sul mio quadermo perchè mi sembrava che fossero tutti errori.

"the pen is on the table"-"the dog is brown": non c'è scritto esattamente quello, ma la profondità di pensiero è simile...

E dopo essermi sottoposta volontariamente al pubblico ludibrio, vi saluto.
Alla prossima!
Emi

2011/09/01

Due anni in Giappone

E' la solita frase banale, lo so, ma è proprio vero che il tempo vola, e infatti sono già passati due anni dal nostro sbarco in Giappone il primo settembre del 2009...
Ricordo perfettamente le ore di attesa negli aereoporti di transito, la lotteria prima di salire sull'aereo dell'ANA che stava per compiere il suo ultimo viaggio (prima del pensionamento... non è precipitato subito dopo!), lo stordimento durante il viaggio in bus e taxi dall'aereoporto alla guest house, con la bocca aperta e gli occhi sgranati che cercavano di captare più cose possibili dal finestrino, la prima cena con il capo di Ege, venuto a prenderci all'aereoporto, in un ristorante di sushi dove il menu era scritto tutto a mano senza una foto, la prima volta in un konbini per comprare la colazione per il giorno dopo..
l'arrivo all'aereoporto di Narita
E poi il pianto della prima notte, il rendersi conto per davvero che tutte le persone amiche sono dall'altra parte del mondo, il jet-lag che non ti lascia dormire fino alle 5 del mattino, la prima spesa al supermercato con Sachiko-san lasciando fare tutto a lei perchè non riesci a leggere niente sulle confezioni, e i nostri vicini della guest house Nicolas e Geraldine che ci mostrano i dintorni...Ma poi i giorni passano e inizi a riconoscere le strade, cominci a esplorare la città, prendi la metropolitana per la prima volta, inizi a capire in quali negozi andare, ti rendi conto che sei riuscito a leggere la tua prima insegna in giapponese (in realtà non era niente di che, era solo "sigarette" scritto in hiragana), inizi timidamente a dire qualche parola in giapponese, e i giapponesi ti sorridono sempre..
era davvero solo "sigarette"...
Dopo due anni tante cose sono cambiate: abbiamo fatto due traslochi, l'ultimo all'inizio di agosto, spostandoci da Osaka a Hirakata, città di solo 400.000 abitanti (Osaka ne ha circa 2.600.000, Como quasi 85.000 e Brescia quasi 200.000), più comoda per il nuovo lavoro di Ege e anche per il mio.
l'esterno della casa nuova (fonte: Google Street View)
Il lavoro appunto, con Ege che ha interrotto la borsa di studio JSPS e ha iniziato a lavorare all'Università di Kyoto, e io che ho trovato un part-time in una scuola di italiano a Kyoto.
E poi gli amici, in due anni abbiamo conosciuto tantissime persone, giapponesi e non, che ci hanno aiutato e ci aiutano in molte occasioni, ci hanno insegnato tanto e con i quali abbiamo condiviso tante esperienze. Adesso le persone amiche non sono più solo dall'altra parte del mondo, ma ce ne sono anche qui :) Ed è soprattutto grazie a loro che ci siamo sentiti e ci sentiamo a casa.

2011/07/13

Random post #01 - Treno e buone maniere

Dato che ultimamente l'ispirazione manca, scrivo questo post random.. Ci sono tante novità per me e Ege, arrivate e in arrivo, ma vi chiedo di portare pazienza ancora un pò. Nel frattempo, ecco a voi il post random.

Domenica pomeriggio, mentre eravamo su un treno JR, ho speso 15 minuti per tradurre la scritta di un poster affisso all'interno della carrozza.
Il cartello è l'ottavo di una serie realizzata dalla JR West per ricordare ai viaggiatori il rispetto delle regole di buona educazione. La regola di questa volta è il non tenere il volume delle cuffie troppo alto, in modo da non disturbare le persone accanto.


La scritta si legge "Otomore wa nashi de!" e vuol dire qualcosa tipo "Senza perdita di suono". 音 oto vuol dire suono o rumore, 漏 more vuol dire perdita (come in perdita di gas) ナシで nashi de vuol dire senza.
E nashi è proprio la parola più importante di questo poster, perchè scritta com'è in katakana (alfabeto fonetico) può essere letta come "senza" (il cui kanji è 無し) ma anche come "pera" (梨), giustificando quindi la pera in testa all'orso.
Ovviamente c'è un sito internet per questa campagna, nel quale potete vedere tutti i poster precedenti (e scaricarne alcuni come wallpaper) e i video promozionali.
E' fantastica e tipicamente giapponese l'attenzione ai particolari che e' stata messa nella realizzazione di questa campagna, creando una serie di personaggi e rendendo divertente un argomento come questo.
Per esempio, la pera nashi è un prodotto tipico della prefettura di Tottori, servita dalla rete JR West, e il personaggio con il mantello azzurro si chiama Clint Westwood, giusto per fare due esempi.

Dato che io non mi ricordavo dell'esistenza della pera nashi, ho passato parte dei 15 minuti di cui sopra a cercare di capire perchè ci fosse una mela verde in testa all'orso (-_-;)

Alla prossima
emi

2011/04/24

La scena musicale underground di Osaka: DODDODO

Lo so, è passato fin troppo tempo da quando ho iniziato a descrivere qui la scena musicale underground di Osaka... nel frattempo abbiamo ampliato un po' le nostre conoscenze in merito, quindi cercherò di sintetizzare le nuove esperienze in un breve post!

Dopo la nostra prima esperienza in una live house giapponese lo scorso gennaio, che ci lasciò piacevolmente sorpresi, abbiamo iniziato a frequentare abitualmente questo tipo di locali. Non avendo altre conoscenze di band emergenti giapponesi, e dato l'impressionante numero delle stesse, abbiamo deciso di seguire le due che ci erano piaciute di più (うさぎさんの片耳ちょんぎったろか e nayuta), in modo da avere la duplice opportunità di rivedere loro e di ascoltare nuovi gruppi. In effetti questa strategia ha dato i suoi frutti, infatti ormai siamo diventati amici dei nostri due gruppi preferiti (il numero di fan presenti è sempre molto limitato, e due stranieri spiccano!) e abbiamo visto un discreto numero di altre band (ogni volta ne suonano circa 4 o 5). Bisogna dire che la prima volta siamo stati molto fortunati, avendo già trovato due o tre band molto interessanti, infatti con le successive sei visite a live house ad Osaka e dintorni abbiamo trovato solo tre o quattro nuovi nomi che ci piacerebbe seguire... ma d'altra parte, è sempre più di quello che si trovava in Italia ai tempi in cui ero coinvolto in ambiti musicali (magari oggi è diverso, ma dubito che lo sia in meglio), senza contare che la qualità e la creatività della musica qui è senza dubbio superiore.

Inizialmente avevo intenzione di parlare di tre nuove band, ma vedendo che la descrizione della prima da sola stava già vanificando la definizione di "breve" per questo post, ho deciso di descrivere solo lei. Sì, "lei", in quanto la band in verità è una "one-man band", o forse sarebbe meglio definirla una "one-girl band": il suo nome è DODDODO.

(Origine: doddodo.dokkoisho.com)

DODDODO è una minuta ragazza di Osaka che dal mio punto di vista meriterebbe di essere conosciuta in ambito internazionale (più di quanto non lo sia già) in quanto non è solo una musicista, ma un'artista alternativa difficilmente paragonabile ad altri o incasellabile in categorie conosciute. DODDODO, armata solo di un paio di campionatori, si esibisce in performance live uniche che ipnotizzano e fanno muovere il pubblico, esplorando nuove frontiere musicali (cosa non semplice: ne sono rimaste ben poche inesplorate) e scoprendo uno strano ordine all'interno del caos sonoro generato dai suoi strumenti.

Foto scattata durante la performance alla quale abbiamo assistito a Kobe

L'arte musicale di DODDODO non è semplice, e mi rendo conto che molti stenterebbero a definirla "musica". Ma lasciatemi dire che, ascoltando DODDODO, non bisogna sperare di trovare quegli elementi rassicuranti che ci permettono di distinguere la musica dal rumore, la melodia dal caos, così come non si possono riconoscere facilmente rappresentazioni della realtà guardando un quadro di Mirò: bisogna semplicemente guardarlo con altri occhi.


Ho cercato a lungo qualche video che rendesse l'idea di ciò a cui abbiamo assistito durante il suo live (l'unico video che abbiamo provato a fare con la fotocamera si sente molto male), ma non è così semplice. Innanzitutto, sembra che le sue performance siano spesso molto diverse fra loro e inoltre i pochi video che avrebbero potuto rappresentare bene un live simile a quello che ci è piaciuto tanto si sentono peggio del nostro. A quanto pare le frequenze estreme prodotte dai suoi campionatori, unite agli impianti audio delle live house (spesso sovradimensionati rispetto alle piccole stanze dove si svolgono i concerti) sono troppo per i microfoni delle normali fotocamere digitali!

In ogni caso, per avere almeno un'idea di cosa sia la musica di DODDODO, potete vedere questo video, di uno dei suoi pezzi più orecchiabili: 猫がニャ~て、犬がワンッ! (che significa una cosa tipo "il gatto fa miao, il cane fa bau!").

Alcuni frammenti live che si sentono abbastanza "bene": 1 2 3 4.

Ege

P.S. il 4 maggio abbiamo in programma di andare al nostro primo festival di band indipendenti giapponesi, il COMIN'KOBE11. Mega-organizzazione, mega-sponsor, 14 palchi su cui si alternano moltissime band dalla mattina alla sera e biglietto gratuito :)

2011/04/02

Altre letture importanti

Altre letture importanti che consigliamo, ancora una volta, a chiunque voglia indagare più a fondo sul rapporto tra i media occidentali (soprattutto italiani) e la tragedia seguita al terremoto dell'11 Marzo (questa volta tratte da nicolaingiappone - grande Nicola!):

Apriamo gli occhi, prima parte. "L'ha detto il televisore": la catastrofe vista dalla stampa

Apriamo gli occhi, seconda parte. La verità sull'emergenza umanitaria nel Tōhoku e sullo stato degli aiuti

Apriamo gli occhi, terza parte. "Apocalisse"

Apriamo gli occhi, quarta parte. Mythbusters - Miti Da Sfatare, prima puntata: "Tsunami a Tokyo?"

In particolare il secondo post è da leggere assolutamente per rendersi conto di quante e quali nazioni hanno dato il loro supporto al Giappone (e soprattutto di quali non l'hanno fatto... no comment).

Ege

2011/03/22

Emozioni

Ascoltando la recente puntata di Melog 2.0 sul Giappone (che potete ascoltare qui) sono venuto a conoscenza di questo bel blog di Flavio Parisi, italiano a Tokyo: Pesceriso

Ha scritto molto dal giorno del terremoto. Dato che mi ha emozionato per cio' che scrive e, soprattutto, per come lo scrive, consiglierei a chi fosse interessato di leggere tutti i suoi post a partire da questo e venendo via via verso i più recenti (cliccate sul titolo di destra appena sotto il riepilogo del numero di commenti per leggere il post successivo)

Ho anche fatto una selezione dei post che mi sono piaciuti di piu', inclusi quelli che confermano ulteriormente (se ce ne fosse ancora bisogno) la differenza tra Italia e Giappone in merito al disastro e alla diffusione di notizie. Lo so, sono tanti... vi ho detto che mi e' piaciuto ;)

Emozioni
Ohayou san
Qui non scrivete commenti polemici senò non ne usciamo più
L'umanesimo
Guadagnati nuovi lettori? bene
Ascolta i cretini?
Lamentarsi
Ironia
綾さん
Come dice Hillmann

Ege

P.S. stavo per commentare l'ennesimo articolo catastrofista, ma vedo che ci ha gia' pensato albino (fa piacere vedere questi sforzi in comune per riportare la visione italiana del Giappone entro termini reali!)

2011/03/17

Il "dovere della paura"

In questi ultimi giorni abbiamo avuto modo di assistere ad un evento molto particolare: l'instillazione e la gestione della paura da parte di alcuni media italiani negli animi dei nostri connazionali.
Innanzitutto spazziamo via ogni dubbio: con questo testo non intendiamo negare che quello che e' successo a nord-est del Giappone sia una tragedia. Abitiamo in questo meraviglioso paese da quasi due anni, e dato che ormai il Giappone e la popolazione giapponese sono entrati nel nostro cuore, non possiamo non sentirci afflitti vedendo le immagini e leggendo le notizie che arrivano dalle prefetture colpite dal disastro.

Tuttavia, avendo modo di vivere nella nazione che secondo alcuni media italiani e' ormai da qualche giorno "sprofondata nel panico", "terrorizzata", "in un incubo", eccetera, non possiamo fare a meno di notare una discrepanza tra cio' che viene scritto e cio' che vediamo e sentiamo in prima persona. Dato che questa discrepanza ci tocca direttamente, visto che fa aumentare esponenzialmente la preoccupazione dei nostri famigliari e dei nostri amici, lasciateci chiarire un paio di questioni: "il Giappone" e "i giapponesi" non sono affatto terrorizzati. Non abbiamo alcun dubbio che la popolazione che risiede nelle prefetture colpite sia distrutta, affranta per le perdite subite e preoccupata per le radiazioni che fuoriescono dai reattori nucleari danneggiati: non vogliamo affatto sminuire la tragedia che stanno affrontando. Quello che sembra non essere chiaro ad alcuni giornalisti nostrani e' che Miyagi e Fukushima NON sono il Giappone. Cosi' come il terremoto dell'Aquila non ha devastato l'Italia, cosi' come Katrina non ha devastato gli Stati Uniti, il terremoto e lo tsunami di qualche giorno fa non hanno devastato il Giappone. Allo stesso modo, il pericolo di contaminazione da radiazioni non ha gettato il Giappone nel terrore, come pare che alcuni giornalisti credano (o vogliano farci credere). I giapponesi con i quali abbiamo modo di interagire sono molto (ma molto) piu' tranquilli di come ci sentiamo noi dopo aver letto anche solo i titoli della home page di Repubblica (citiamo questa testata perche' e' quella che controlliamo, ormai quasi automaticamente, quando vogliamo sapere "che si dice in Italia" - ovvero sempre piu' di rado...). Un esempio, home page di Repubblica, 15 marzo:

Al di la' del fatto che chiamare "esplosione nucleare" le esplosioni che sono avvenute ai reattori di Fuskushima e' fuorviante (e lo conferma il giorno dopo - 16 marzo - l'ex ministro per l'Energia atomica Ievgheni Adamov, le cui parole, riportate proprio da Repubblica, sono: "Garantisco che un'esplosione nucleare non puo aver luogo")...

Ma prendiamo in considerazione l'ipotesi che chi ha scelto il titolo fosse poco concentrato su quello che stava scrivendo (d'altro canto, con tutto questo panico non e' semplice mantenere calma e sangue freddo dall'altra parte del pianeta rispetto alla "esplosione nucleare"). "Il Giappone ha paura" e "il terrore si sta diffondendo in tutta la nazione"?!? Il 15 marzo, mentre Repubblica titolava cosi', io (ege) ero seduto ad un tavolo con alcuni colleghi giapponesi, i quali, ben lungi dall'essere terrorizzati, ridevano e scherzavano chiaccherando di svariati argomenti. Il piu' pensieroso ero io e alla mia domanda "ma non siete preoccupati che qualcosa di simile possa accadere in futuro anche nel Kansai?", la risposta e' stata: "dopo aver affrontato questo disastro sapremo come evitarlo in futuro". E giu' a parlare d'altro. Il bello e' che non sono casi isolati: girando per Osaka la sensazione diffusa e' proprio la stessa. Estrema calma, analisi razionale di quello che sta accadendo (di certo non "Incubo" o "Apocalisse") e fiducia incrollabile nella propria nazione (che sia questa la chiave che manca a noi italiani per capirli?).

Insomma, dopo il terremoto, lo tsunami e durante l'emergenza nucleare a nord di Tokyo, le popolazioni piu' terrorizzate sono quelle occidentali. Come si spiega? Di sicuro il ruolo dei media e' stato fondamentale nel diffondere il panico. Giusto per capirci, da cittadino italiano mi aspetterei che gli organi di informazione italiani mi rendessero l'unico servizio che dovrebbe essere alla base della loro esistenza: fornire informazioni il piu' possibile accurate, tempestivamente, evitando di seminare panico. Se poi queste informazioni fossero tali da spingere *me* a decidere di abbandonare il Giappone, ben venga (anche se dubito che lo farei tanto facilmente: abbiamo degli amici qui). Ma deve essere una mia decisione, maturata sulla base delle informazioni *affidabili* che ho ricevuto. E' chiaro che i giornalisti e le testate giornalistiche hanno anche il ruolo di fornire opinioni sui fatti che accadono. Ma queste opinioni non dovrebbero surclassare e mettere da parte la parte piu' preziosa del loro operato: l'informazione. Se sono interessato all'opinione del giornalista tal dei tali in merito all'energia nucleare, mi leggo il suo articolo. Ma mi sembra inutile dire che quando un disastro come quello che e' avvenuto colpisce una zona vicina a dove vivo, posso essere interessato, ad esempio, a sapere se e quale livello di radiazioni c'e' a Tokyo, non a sorbirmi la retorica pro/anti-nucleare e la minimizzazione/allarmismo che la alimenta.

Il fallimento di Repubblica nel fornirci informazioni adeguate ci ha spinti a cercare altre fonti d'informazione, che fortunatamente abbiamo trovato sul sito dell'Ambasciata Italiana a Tokyo (anche se bisogna dire che gia' alcuni giornali statunitensi sono stati utili per ridimensionare le cose). Nelle prossime immagini e' possibile vedere un esempio del "nucleo" informativo che e' stato letteralmente occultato e distorto dalla retorica anti-nucleare (nel nostro caso). Alla fine siamo arrivati ad usare la home page dell'ambasciata come fonte di informazioni... sara' anche uno dei suoi compiti in caso d'emergenza, ma certo e' che se alcuni giornalisti si fossero degnati di mettere da parte la retorica e fornire qualche informazione utile ci sarebbe risultato piu' semplice:

1) capire cosa stava succedendo
2) capire quale fosse il pericolo effettivo per chi non risiedeva nelle zone colpite
3) tranquillizare le nostre famiglie e i nostri amici
4) capire la reazione dei giapponesi


Possono esserci svariate motivazioni che hanno spinto alcuni giornali a reagire in questo modo, tra le quali:

1) ignoranza della geografia del Giappone (in particolare per quanto riguarda le distanze)
2) fobia maggiore riguardo all'energia atomica rispetto all'unica nazione che ha subito due attacchi nucleari
3) svariati interessi nello strumentalizzare l'avvenimento per motivi politici / interessi economici
4) aumento delle vendite / dei click
5) ...

Potrebbe ovviamente essere un insieme di motivazioni, tuttavia il titolo di questo post, ispirato da un articolo pubblicato sul sito di Repubblica, ci fa sospettare che una delle tre motivazioni elencate qui sopra sia preponderante rispetto alle altre. Potrebbe anche essere condivisibile l'idea del senso di responsabilita' generato da un sano confronto con la paura: cionondimeno sarebbe stato preferibile, almeno ai nostri occhi, dare priorita' all'informazione durante il disastro, e lasciare le elucubrazioni, la filosofia e la propaganda a tempi successivi.

equadro

P.S. ci conforta sapere che non siamo gli unici italiani in Giappone a vederla cosi' (consigliamo *vivamente* la lettura dei seguenti post a chi voglia farsi un'idea *realistica* di come si stesse in Giappone nei giorni scorsi):

Il blog di albino - La città viva e morta
Il blog di albino - Pizzafilia e la stampa nuclear-scandalistica
Il blog di albino - Nuclearismo 1987 vs 2011
Mainichi Tonari Shinbun 3 - Tonari, sei l’ultimo italiano rimasto a Takasago, ti prego scappa
Milano vs. Tokyo - Il caos calmo di Tokyo In fila per fuggire sul treno


P.S.: Scusate se l'impaginazione dovesse essere un po' diversa, ma sto copia-incollando il testo che mi ha mandato Ege, che dalla Cina non riesca ad accedere a blogger, da un Mac in giapponese prestato dal cognato di Chieko, quindi sono un po' in difficolta'... Gomenne!
emi

aggiornamento: ok, ora sono di nuovo a casa sul mio pc e ho sistemato tutti i link. Buona lettura.

2011/03/11

Terremoto (Jishin じしん) e tsunami つなみ

Immagino che tutti sappiate già del terremoto che c'è stato poco prima delle 7 ora italiana (15 ora giapponese) vicino alla costa est dell'Honshu, l'isola principale del Giappone. L'epicentro è stato a circa 100 chilometri da Sendai e a 300 da Tokyo e la scossa è stata di magnitudo 8.8.
Tranquillizzo gli amici che ci leggono dicendo che a Osaka è tutto a posto, anche se pure qui abbiamo ondeggiato per qualche minuto nonostante siamo a quasi 700 chilometri di distanza. Io e Ege stavamo parlando in piedi in casa e entrambi abbiamo avuto un improvviso giramento di testa. Penso che ci abbiamo messo circa un minuto per pensare entrambi "cavolo, non riesco a stare in piedi in modo stabile" e a chiederci poi a vicenda se era solo un nostro problema o se era la casa che stava ondeggiando con noi.

Stavo cercando di organizzare le notizie e scrivere un post quasi in tempo reale, ma sono troppo lenta e dato che ormai Repubblica on Line vi ha già raccontato tutto e i siti giapponesi che sto cercando di tenere d'occhio hanno un pò di problemi di connessione a causa del black out, lascio perdere del tutto.
Vi lascio solo il link della scheda relativa al terremoto dal sito della United States Geological Survey qui. Se andate sulla tag "Maps" e selezionate "Earthquake location" potete vedere quante sono le scosse...

Prima di cliccare sul tasto "Pubblica il Post" voglio ringraziare chi ci ha contattato per sapere se stiamo bene, adesso rispondo a tutti.

Emi

2011/02/11

Nevica! 雪が降っています!

Questa mattina quando ci siamo alzati abbiamo trovato una sorpresa. Nell'aprire le tende del soggiorno la vista era piuttosto insolita per Osaka.


e ovviamente neve vuol dire pupazzo

E' la prima nevicata che vediamo qui a Osaka da quando siamo arrivati in Giappone, anche se pare che a Capodanno abbia nevicato un pochino, ma noi eravamo a Tokyo con Davide e Alessia e quindi ce la siamo persa.
Invogliati dal clima e considerando che oggi è vacanza (si festeggia l'anniversario della fondazione dello stato giapponese) abbiamo deciso di fare un pranzo invernale italiano ed ecco qui!


Cosa ne dite, è uscita bene la polenta? (grazie al nostro pusher Nicola, senza di lui niente farina gialla...)

Alla prossima!
Emi

2011/01/15

Primi passi nella scena musicale underground di Osaka

Piu' tempo trascorriamo ad Osaka, piu' ne scopriamo i lati nascosti e lentamente impariamo tutto cio' che questa meravigliosa citta' ha da offrire.

Un aspetto che ci aveva sempre lasciati perplessi era la mancanza (apparente, col senno di poi) di luoghi dove uscire la sera per bere qualcosa ed ascoltare buona musica, magari dal vivo. Con "buona" musica intendo musica alternativa, rock, metal, punk, jazz, generi giapponesi indefinibili, eccetera... ovviamente se ci si accontenta di musica di sottofondo, basta andare in un qualunque ristorante o izakaya, ma ovviamente questi non sono locali primariamente orientati all'ascolto di musica.

In Italia i locali diciamo "orientati alla musica" sono molto comuni: ci si trova con gli amici, ci si siede ad un tavolo e si trascorre la serata tra bevute, chiaccherate e l'ascolto del proprio genere musicale preferito, sia esso popolare o di nicchia, spesso con esibizioni dal vivo. Quando cercavo di spiegare ad amici giapponesi che ero alla ricerca di un bar dove poter bere una birra ed ascoltare rock o metal, mi guardavano perplessi: mi dicevano che la serata "normale" tra amici giapponesi consisteva in uscite per mangiare o bere, magari al karaoke, ma non sapevano dirmi se bar "orientati alla musica" esistessero o meno in Giappone... Al limite mi indicavano concerti di gruppi piu' o meno famosi, giapponesi o meno, in locali unicamente adibiti a grandi performance live, ma non era questo che stavo cercando. Gli unici locali che ero riuscito a trovare fino al mese scorso erano alcuni club ad Amerikamura, nel cuore pulsante della vita notturna di Osaka, paragonabili alle nostre discoteche: DJ set, house, techno, ma niente rock o performance dal vivo. Inoltre avevamo provato ad andare in alcuni bar citati su alcune guide turistiche, ma che si erano rivelati di una tristezza enorme: spesso gestiti da stranieri e frequentati prevalentemente da stranieri alla ricerca di avventure amorose. Non sto neanche a citarli per non diffonderne ulteriormente il nome.

Insomma, abbiamo dovuto aspettare che due amici appassionati di musica, Davide ed Alessia, venissero a trovarci per scoprire finalmente come e dove accedere alla scena musicale underground di Osaka!

Il concetto e' leggermente diverso rispetto all'Italia: i locali dove i gruppi emergenti giapponesi suonano non sono dei bar con tavoli e posti a sedere e un palco, ma sono chiamati "Live House". La tipica Live House (per quanto abbiamo visto finora) e' generalmente un locale piuttosto piccolo, con un piccolo palco, un zona dove il pubblico sta in piedi (le live house con posti a sedere sembrano essere rare), un bancone per servire bevande (birre, cocktail, bevande analcoliche) e un imponente impianto audio. Si paga l'ingresso e la prima consumazione; i prezzi sono variabili in base alla notorieta' e al numero dei gruppi che suonano, in ogni caso sono generalmente alti rispetto ai prezzi italiani (da circa 15 euro in su). Tuttavia, alla fine della nostra prima esperienza, che illustrero' a breve, eravamo talmente soddisfatti della qualita' dei gruppi, del suono, dell'atmosfera e della gente che il costo ci sembrava addirittura basso! Solitamente e' possibile prenotare i biglietti di ingresso prima di arrivare al locale, nel qual caso si paga meno. Un'altra caratteristica delle Live House e' che i concerti iniziano incredibilmente presto rispetto a come siamo abituati in occidente: in base al numero di gruppi, possono iniziare anche alle tre o alle quattro del pomeriggio (ma generalmente verso le sei), proseguendo fino circa alle dieci-undici di sera. Questo e' frutto di una sorta di "regola" o forma mentis che credo di aver individuato: l'orario per i live inizia presto, e finisce prima dell'orario di inizio dei club. Si parla addirittura di "Live time" e "Club time". Rigidita' molto giapponese :)

La prima live house che abbiamo sperimentato e' il Namba Rockets, situato sotto i binari della linea ferroviaria sopraelevata della Nankai (proprio *sotto*, quando i treni passano, il locale vibra!).

L'ingresso al Namba Rockets (immagine recuperata dal sito del locale)

Il locale in se' e' molto bello se si apprezza l'atmosfera underground: scuro, luce soffusa, staff gentile e simpatico. Di fianco al locale, lungo la strada, c'e' una sala prove/studio di registrazione gestito dallo stesso gruppo, il "Subrock Namba". Il Rockets in verita' non e' solo live house, ma fa anche da club, con DJ set, infatti sul sito potete trovare sia "Show schedule" che "Club schedule".

Durante la serata scelta (a caso) da noi suonavano quattro gruppi. Come abbiamo scoperto poi, la serata era in verita' molto particolare in quanto il primo gruppo era formato dai membri dello staff del locale, che una volta scesi dal palco hanno ricominciato a servire bevande al bar, controllare l'ingresso, eccetera :)
Gli altri tre gruppi sono stati una vera sorpresa per noi: ci aspettavamo un livello tecnico e artistico paragonabile alle band emergenti nostrane, ma la bravura, la creativita' e l'energia di tutti e tre e gruppi ci hanno letteralmente lasciati senza parole: hanno aperto la serie le うさぎさんの片耳ちょんぎったろか (Usagisan no kata mimi chongittaroka - che significa qualcosa tipo "tagliamo un orecchio al signor coniglio?"), un gruppo composto da tre ragazze ed un ragazzo che e' rapidamente diventato il mio gruppo giapponese preferito, infatti ho subito comprato il loro primo CD (spesso i gruppi nelle live house vendono i loro CD direttamente).




Il genere delle Usagi (pronuncia: "Usaghi" - nome abbreviato da noi per comodita') non e' facilmente definibile o classificabile. Potrei provare a darne una definizione approssimativa, ma probabilmente si fa prima ad andare ad ascoltare qualcosa sulla loro pagina MySpace.

Il secondo gruppo sono stati i Liaroid Cinema, che hanno sprigionato un'energia violenta e devastante, con il cantante che prima del concerto sembrava la persona piu' tranquilla del mondo, mentre sul palco si e' trasformato nell'esatto opposto, arrivando a ferirsi un labbro col microfono. In questo caso il loro CD e' stato acquistato da Alessia!


Come ultimo gruppo sono saliti sul palco i Nayuta, che suonando anche in questo caso un genere difficilmente classificabile sono diventati invece il gruppo giapponese preferito di Emi :) Anche il loro CD e' stato prontamente acquistato, sia da Emi che da Davide.




Dopo la partenza di Davide e Alessia per tornare in Italia, io ed Emi siamo andati ad un'altra live house con un'amica giapponese. Tuttavia parlero' di questa seconda esperienza in un prossimo post, perche' nonostante io non scriva praticamente mai su questo blog, mi sono accorto che le rare volte che lo faccio sono fin troppo prolisso ;)

Ege

P.S. in caso qualcuno fosse interessato ad acquistare un CD di questi interessanti gruppi e incontrasse difficolta' di comunicazione con la band (a volte anche l'inglese non e' d'aiuto qui in Giappone), ci offriamo volentieri per fare da tramite per acquistarlo e spedirvelo a casa :)

2011/01/03

Buon anno nuovo!

Di ritorno da un viaggio di cinque giorni a Tokyo insieme a una coppia di amici italiani, vi facciamo finalmente gli auguri di buon anno nuovo! Ovviamente nella fretta di preparare le cose per la partenza abbiamo scordato di portare con noi le immagini che ci servivano e quindi non abbiamo scritto questo post prima.

Un felice anno del coniglio a tutti!
equadro