2011/09/29

Random post #02: s'ha da fare o non s'ha da fare?

Questo mese sono andata a trovare un'amica che non vedevo da prima del trasloco, e ho scoperto una cosa interessante.
Questa amica abita in un condominio e il giorno che sono andata da lei c'erano degli operai che stavano montando un ponteggio per fare dei lavori sulle facciate. All'ingresso del condominio c'era questo cartello


A cosa serve, chiederete voi. Semplice, dice in che appartamenti si può stendere il bucato sul balcone e in quali no. La mia amica abita al 504, quindi quel giorno ha potuto stendere sul balcone. L'appartamento sopra il suo, il 604 invece, non ha potuto. Ogni giorno il cartellone viene aggiornato, e addirittura le indicazioni per il giorno dopo vengono esposte la sera del giorno prima, in modo che chi torna a casa dal lavoro la sera sa già cosa potrà fare la mattina seguente. Come si vede nella legenda in alto a sinistra sulla foto, le magliette verdi sono le indicazioni per il giorno corrente, mentre quelle arancio sono per il giorno seguente. Quindi, la sera di quel giorno qualcuno si sarà preso la briga di sostituire tutte le magliette verdi con quelle arancio, e la mattina dopo le avrà sostituite di nuovo con quelle verdi, e così via. E infatti vicino al cartellone c'era un contenitore con tante tesserine in ogni combinazione possibile: oggi/va bene, oggi/non va bene, oggi/forse, domani/va bene, domani/non va bene, domani/forse.


I giapponesi hanno un modo tutto loro (ovviamente) di indicare "va bene" e "non va bene". Il "va bene" si indica con un cerchio (maru まる), il "non va bene" con una X (batsu ばつ), e addirittura usano un triangolo per indicare quello che non è ancora deciso o poco chiaro. Questi simboli vengono usati dappertutto, dalla scuola per la correzione dei compiti, al lavoro, nel programmare un meeting, sui cartelloni pubblicitari, ecc. Noi occidentali usiamo i simboli un pò come ci pare, mentre per i giapponesi non è concepibile che ci siano dubbi su cosa voglia dire un determinato simbolo, quindi tutti li usano allo stesso modo.
Ricordo che quando studiavamo giapponese in Italia con Mimi-sensei, mi faceva sempre una strana impressione vedere i cerchi rossi sul mio quadermo perchè mi sembrava che fossero tutti errori.

"the pen is on the table"-"the dog is brown": non c'è scritto esattamente quello, ma la profondità di pensiero è simile...

E dopo essermi sottoposta volontariamente al pubblico ludibrio, vi saluto.
Alla prossima!
Emi

2011/09/01

Due anni in Giappone

E' la solita frase banale, lo so, ma è proprio vero che il tempo vola, e infatti sono già passati due anni dal nostro sbarco in Giappone il primo settembre del 2009...
Ricordo perfettamente le ore di attesa negli aereoporti di transito, la lotteria prima di salire sull'aereo dell'ANA che stava per compiere il suo ultimo viaggio (prima del pensionamento... non è precipitato subito dopo!), lo stordimento durante il viaggio in bus e taxi dall'aereoporto alla guest house, con la bocca aperta e gli occhi sgranati che cercavano di captare più cose possibili dal finestrino, la prima cena con il capo di Ege, venuto a prenderci all'aereoporto, in un ristorante di sushi dove il menu era scritto tutto a mano senza una foto, la prima volta in un konbini per comprare la colazione per il giorno dopo..
l'arrivo all'aereoporto di Narita
E poi il pianto della prima notte, il rendersi conto per davvero che tutte le persone amiche sono dall'altra parte del mondo, il jet-lag che non ti lascia dormire fino alle 5 del mattino, la prima spesa al supermercato con Sachiko-san lasciando fare tutto a lei perchè non riesci a leggere niente sulle confezioni, e i nostri vicini della guest house Nicolas e Geraldine che ci mostrano i dintorni...Ma poi i giorni passano e inizi a riconoscere le strade, cominci a esplorare la città, prendi la metropolitana per la prima volta, inizi a capire in quali negozi andare, ti rendi conto che sei riuscito a leggere la tua prima insegna in giapponese (in realtà non era niente di che, era solo "sigarette" scritto in hiragana), inizi timidamente a dire qualche parola in giapponese, e i giapponesi ti sorridono sempre..
era davvero solo "sigarette"...
Dopo due anni tante cose sono cambiate: abbiamo fatto due traslochi, l'ultimo all'inizio di agosto, spostandoci da Osaka a Hirakata, città di solo 400.000 abitanti (Osaka ne ha circa 2.600.000, Como quasi 85.000 e Brescia quasi 200.000), più comoda per il nuovo lavoro di Ege e anche per il mio.
l'esterno della casa nuova (fonte: Google Street View)
Il lavoro appunto, con Ege che ha interrotto la borsa di studio JSPS e ha iniziato a lavorare all'Università di Kyoto, e io che ho trovato un part-time in una scuola di italiano a Kyoto.
E poi gli amici, in due anni abbiamo conosciuto tantissime persone, giapponesi e non, che ci hanno aiutato e ci aiutano in molte occasioni, ci hanno insegnato tanto e con i quali abbiamo condiviso tante esperienze. Adesso le persone amiche non sono più solo dall'altra parte del mondo, ma ce ne sono anche qui :) Ed è soprattutto grazie a loro che ci siamo sentiti e ci sentiamo a casa.

2011/07/13

Random post #01 - Treno e buone maniere

Dato che ultimamente l'ispirazione manca, scrivo questo post random.. Ci sono tante novità per me e Ege, arrivate e in arrivo, ma vi chiedo di portare pazienza ancora un pò. Nel frattempo, ecco a voi il post random.

Domenica pomeriggio, mentre eravamo su un treno JR, ho speso 15 minuti per tradurre la scritta di un poster affisso all'interno della carrozza.
Il cartello è l'ottavo di una serie realizzata dalla JR West per ricordare ai viaggiatori il rispetto delle regole di buona educazione. La regola di questa volta è il non tenere il volume delle cuffie troppo alto, in modo da non disturbare le persone accanto.


La scritta si legge "Otomore wa nashi de!" e vuol dire qualcosa tipo "Senza perdita di suono". 音 oto vuol dire suono o rumore, 漏 more vuol dire perdita (come in perdita di gas) ナシで nashi de vuol dire senza.
E nashi è proprio la parola più importante di questo poster, perchè scritta com'è in katakana (alfabeto fonetico) può essere letta come "senza" (il cui kanji è 無し) ma anche come "pera" (梨), giustificando quindi la pera in testa all'orso.
Ovviamente c'è un sito internet per questa campagna, nel quale potete vedere tutti i poster precedenti (e scaricarne alcuni come wallpaper) e i video promozionali.
E' fantastica e tipicamente giapponese l'attenzione ai particolari che e' stata messa nella realizzazione di questa campagna, creando una serie di personaggi e rendendo divertente un argomento come questo.
Per esempio, la pera nashi è un prodotto tipico della prefettura di Tottori, servita dalla rete JR West, e il personaggio con il mantello azzurro si chiama Clint Westwood, giusto per fare due esempi.

Dato che io non mi ricordavo dell'esistenza della pera nashi, ho passato parte dei 15 minuti di cui sopra a cercare di capire perchè ci fosse una mela verde in testa all'orso (-_-;)

Alla prossima
emi

2011/04/24

La scena musicale underground di Osaka: DODDODO

Lo so, è passato fin troppo tempo da quando ho iniziato a descrivere qui la scena musicale underground di Osaka... nel frattempo abbiamo ampliato un po' le nostre conoscenze in merito, quindi cercherò di sintetizzare le nuove esperienze in un breve post!

Dopo la nostra prima esperienza in una live house giapponese lo scorso gennaio, che ci lasciò piacevolmente sorpresi, abbiamo iniziato a frequentare abitualmente questo tipo di locali. Non avendo altre conoscenze di band emergenti giapponesi, e dato l'impressionante numero delle stesse, abbiamo deciso di seguire le due che ci erano piaciute di più (うさぎさんの片耳ちょんぎったろか e nayuta), in modo da avere la duplice opportunità di rivedere loro e di ascoltare nuovi gruppi. In effetti questa strategia ha dato i suoi frutti, infatti ormai siamo diventati amici dei nostri due gruppi preferiti (il numero di fan presenti è sempre molto limitato, e due stranieri spiccano!) e abbiamo visto un discreto numero di altre band (ogni volta ne suonano circa 4 o 5). Bisogna dire che la prima volta siamo stati molto fortunati, avendo già trovato due o tre band molto interessanti, infatti con le successive sei visite a live house ad Osaka e dintorni abbiamo trovato solo tre o quattro nuovi nomi che ci piacerebbe seguire... ma d'altra parte, è sempre più di quello che si trovava in Italia ai tempi in cui ero coinvolto in ambiti musicali (magari oggi è diverso, ma dubito che lo sia in meglio), senza contare che la qualità e la creatività della musica qui è senza dubbio superiore.

Inizialmente avevo intenzione di parlare di tre nuove band, ma vedendo che la descrizione della prima da sola stava già vanificando la definizione di "breve" per questo post, ho deciso di descrivere solo lei. Sì, "lei", in quanto la band in verità è una "one-man band", o forse sarebbe meglio definirla una "one-girl band": il suo nome è DODDODO.

(Origine: doddodo.dokkoisho.com)

DODDODO è una minuta ragazza di Osaka che dal mio punto di vista meriterebbe di essere conosciuta in ambito internazionale (più di quanto non lo sia già) in quanto non è solo una musicista, ma un'artista alternativa difficilmente paragonabile ad altri o incasellabile in categorie conosciute. DODDODO, armata solo di un paio di campionatori, si esibisce in performance live uniche che ipnotizzano e fanno muovere il pubblico, esplorando nuove frontiere musicali (cosa non semplice: ne sono rimaste ben poche inesplorate) e scoprendo uno strano ordine all'interno del caos sonoro generato dai suoi strumenti.

Foto scattata durante la performance alla quale abbiamo assistito a Kobe

L'arte musicale di DODDODO non è semplice, e mi rendo conto che molti stenterebbero a definirla "musica". Ma lasciatemi dire che, ascoltando DODDODO, non bisogna sperare di trovare quegli elementi rassicuranti che ci permettono di distinguere la musica dal rumore, la melodia dal caos, così come non si possono riconoscere facilmente rappresentazioni della realtà guardando un quadro di Mirò: bisogna semplicemente guardarlo con altri occhi.


Ho cercato a lungo qualche video che rendesse l'idea di ciò a cui abbiamo assistito durante il suo live (l'unico video che abbiamo provato a fare con la fotocamera si sente molto male), ma non è così semplice. Innanzitutto, sembra che le sue performance siano spesso molto diverse fra loro e inoltre i pochi video che avrebbero potuto rappresentare bene un live simile a quello che ci è piaciuto tanto si sentono peggio del nostro. A quanto pare le frequenze estreme prodotte dai suoi campionatori, unite agli impianti audio delle live house (spesso sovradimensionati rispetto alle piccole stanze dove si svolgono i concerti) sono troppo per i microfoni delle normali fotocamere digitali!

In ogni caso, per avere almeno un'idea di cosa sia la musica di DODDODO, potete vedere questo video, di uno dei suoi pezzi più orecchiabili: 猫がニャ~て、犬がワンッ! (che significa una cosa tipo "il gatto fa miao, il cane fa bau!").

Alcuni frammenti live che si sentono abbastanza "bene": 1 2 3 4.

Ege

P.S. il 4 maggio abbiamo in programma di andare al nostro primo festival di band indipendenti giapponesi, il COMIN'KOBE11. Mega-organizzazione, mega-sponsor, 14 palchi su cui si alternano moltissime band dalla mattina alla sera e biglietto gratuito :)