2011/03/17

Il "dovere della paura"

In questi ultimi giorni abbiamo avuto modo di assistere ad un evento molto particolare: l'instillazione e la gestione della paura da parte di alcuni media italiani negli animi dei nostri connazionali.
Innanzitutto spazziamo via ogni dubbio: con questo testo non intendiamo negare che quello che e' successo a nord-est del Giappone sia una tragedia. Abitiamo in questo meraviglioso paese da quasi due anni, e dato che ormai il Giappone e la popolazione giapponese sono entrati nel nostro cuore, non possiamo non sentirci afflitti vedendo le immagini e leggendo le notizie che arrivano dalle prefetture colpite dal disastro.

Tuttavia, avendo modo di vivere nella nazione che secondo alcuni media italiani e' ormai da qualche giorno "sprofondata nel panico", "terrorizzata", "in un incubo", eccetera, non possiamo fare a meno di notare una discrepanza tra cio' che viene scritto e cio' che vediamo e sentiamo in prima persona. Dato che questa discrepanza ci tocca direttamente, visto che fa aumentare esponenzialmente la preoccupazione dei nostri famigliari e dei nostri amici, lasciateci chiarire un paio di questioni: "il Giappone" e "i giapponesi" non sono affatto terrorizzati. Non abbiamo alcun dubbio che la popolazione che risiede nelle prefetture colpite sia distrutta, affranta per le perdite subite e preoccupata per le radiazioni che fuoriescono dai reattori nucleari danneggiati: non vogliamo affatto sminuire la tragedia che stanno affrontando. Quello che sembra non essere chiaro ad alcuni giornalisti nostrani e' che Miyagi e Fukushima NON sono il Giappone. Cosi' come il terremoto dell'Aquila non ha devastato l'Italia, cosi' come Katrina non ha devastato gli Stati Uniti, il terremoto e lo tsunami di qualche giorno fa non hanno devastato il Giappone. Allo stesso modo, il pericolo di contaminazione da radiazioni non ha gettato il Giappone nel terrore, come pare che alcuni giornalisti credano (o vogliano farci credere). I giapponesi con i quali abbiamo modo di interagire sono molto (ma molto) piu' tranquilli di come ci sentiamo noi dopo aver letto anche solo i titoli della home page di Repubblica (citiamo questa testata perche' e' quella che controlliamo, ormai quasi automaticamente, quando vogliamo sapere "che si dice in Italia" - ovvero sempre piu' di rado...). Un esempio, home page di Repubblica, 15 marzo:

Al di la' del fatto che chiamare "esplosione nucleare" le esplosioni che sono avvenute ai reattori di Fuskushima e' fuorviante (e lo conferma il giorno dopo - 16 marzo - l'ex ministro per l'Energia atomica Ievgheni Adamov, le cui parole, riportate proprio da Repubblica, sono: "Garantisco che un'esplosione nucleare non puo aver luogo")...

Ma prendiamo in considerazione l'ipotesi che chi ha scelto il titolo fosse poco concentrato su quello che stava scrivendo (d'altro canto, con tutto questo panico non e' semplice mantenere calma e sangue freddo dall'altra parte del pianeta rispetto alla "esplosione nucleare"). "Il Giappone ha paura" e "il terrore si sta diffondendo in tutta la nazione"?!? Il 15 marzo, mentre Repubblica titolava cosi', io (ege) ero seduto ad un tavolo con alcuni colleghi giapponesi, i quali, ben lungi dall'essere terrorizzati, ridevano e scherzavano chiaccherando di svariati argomenti. Il piu' pensieroso ero io e alla mia domanda "ma non siete preoccupati che qualcosa di simile possa accadere in futuro anche nel Kansai?", la risposta e' stata: "dopo aver affrontato questo disastro sapremo come evitarlo in futuro". E giu' a parlare d'altro. Il bello e' che non sono casi isolati: girando per Osaka la sensazione diffusa e' proprio la stessa. Estrema calma, analisi razionale di quello che sta accadendo (di certo non "Incubo" o "Apocalisse") e fiducia incrollabile nella propria nazione (che sia questa la chiave che manca a noi italiani per capirli?).

Insomma, dopo il terremoto, lo tsunami e durante l'emergenza nucleare a nord di Tokyo, le popolazioni piu' terrorizzate sono quelle occidentali. Come si spiega? Di sicuro il ruolo dei media e' stato fondamentale nel diffondere il panico. Giusto per capirci, da cittadino italiano mi aspetterei che gli organi di informazione italiani mi rendessero l'unico servizio che dovrebbe essere alla base della loro esistenza: fornire informazioni il piu' possibile accurate, tempestivamente, evitando di seminare panico. Se poi queste informazioni fossero tali da spingere *me* a decidere di abbandonare il Giappone, ben venga (anche se dubito che lo farei tanto facilmente: abbiamo degli amici qui). Ma deve essere una mia decisione, maturata sulla base delle informazioni *affidabili* che ho ricevuto. E' chiaro che i giornalisti e le testate giornalistiche hanno anche il ruolo di fornire opinioni sui fatti che accadono. Ma queste opinioni non dovrebbero surclassare e mettere da parte la parte piu' preziosa del loro operato: l'informazione. Se sono interessato all'opinione del giornalista tal dei tali in merito all'energia nucleare, mi leggo il suo articolo. Ma mi sembra inutile dire che quando un disastro come quello che e' avvenuto colpisce una zona vicina a dove vivo, posso essere interessato, ad esempio, a sapere se e quale livello di radiazioni c'e' a Tokyo, non a sorbirmi la retorica pro/anti-nucleare e la minimizzazione/allarmismo che la alimenta.

Il fallimento di Repubblica nel fornirci informazioni adeguate ci ha spinti a cercare altre fonti d'informazione, che fortunatamente abbiamo trovato sul sito dell'Ambasciata Italiana a Tokyo (anche se bisogna dire che gia' alcuni giornali statunitensi sono stati utili per ridimensionare le cose). Nelle prossime immagini e' possibile vedere un esempio del "nucleo" informativo che e' stato letteralmente occultato e distorto dalla retorica anti-nucleare (nel nostro caso). Alla fine siamo arrivati ad usare la home page dell'ambasciata come fonte di informazioni... sara' anche uno dei suoi compiti in caso d'emergenza, ma certo e' che se alcuni giornalisti si fossero degnati di mettere da parte la retorica e fornire qualche informazione utile ci sarebbe risultato piu' semplice:

1) capire cosa stava succedendo
2) capire quale fosse il pericolo effettivo per chi non risiedeva nelle zone colpite
3) tranquillizare le nostre famiglie e i nostri amici
4) capire la reazione dei giapponesi


Possono esserci svariate motivazioni che hanno spinto alcuni giornali a reagire in questo modo, tra le quali:

1) ignoranza della geografia del Giappone (in particolare per quanto riguarda le distanze)
2) fobia maggiore riguardo all'energia atomica rispetto all'unica nazione che ha subito due attacchi nucleari
3) svariati interessi nello strumentalizzare l'avvenimento per motivi politici / interessi economici
4) aumento delle vendite / dei click
5) ...

Potrebbe ovviamente essere un insieme di motivazioni, tuttavia il titolo di questo post, ispirato da un articolo pubblicato sul sito di Repubblica, ci fa sospettare che una delle tre motivazioni elencate qui sopra sia preponderante rispetto alle altre. Potrebbe anche essere condivisibile l'idea del senso di responsabilita' generato da un sano confronto con la paura: cionondimeno sarebbe stato preferibile, almeno ai nostri occhi, dare priorita' all'informazione durante il disastro, e lasciare le elucubrazioni, la filosofia e la propaganda a tempi successivi.

equadro

P.S. ci conforta sapere che non siamo gli unici italiani in Giappone a vederla cosi' (consigliamo *vivamente* la lettura dei seguenti post a chi voglia farsi un'idea *realistica* di come si stesse in Giappone nei giorni scorsi):

Il blog di albino - La città viva e morta
Il blog di albino - Pizzafilia e la stampa nuclear-scandalistica
Il blog di albino - Nuclearismo 1987 vs 2011
Mainichi Tonari Shinbun 3 - Tonari, sei l’ultimo italiano rimasto a Takasago, ti prego scappa
Milano vs. Tokyo - Il caos calmo di Tokyo In fila per fuggire sul treno


P.S.: Scusate se l'impaginazione dovesse essere un po' diversa, ma sto copia-incollando il testo che mi ha mandato Ege, che dalla Cina non riesca ad accedere a blogger, da un Mac in giapponese prestato dal cognato di Chieko, quindi sono un po' in difficolta'... Gomenne!
emi

aggiornamento: ok, ora sono di nuovo a casa sul mio pc e ho sistemato tutti i link. Buona lettura.

1 commento:

  1. Da italiano in Italia che segue attentamente le condizioni giapponesi (sia, in primo luogo, per simpatia personale nei confronti della nazione, sia in minor parte per le implicazioni sul nucleare), anch'io perplesso proprio dai toni apocalittici di Repubblica, non posso che ringraziarvi per la puntuale esposizione dei fatti di prima mano, della verità che i giornali non diranno mai... perchè la verità è troppo banale, non fa notizia. Grazie. Molti vi leggono.

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